Shadowbox Effect

mercoledì 12 dicembre 2012

Orologio svizzero all'interno di un antica tomba cinese? ovvero svizzeri, buontemponi e tombaroli possono cose, che l'uomo non può neppure lontanamente immaginare!!


Un'equipe di archeologi ha trovato un orologio svizzero in una tomba cinese di epoca Ming (1368-1644). Il ritrovamento, in uno scavo in corso nello Shangsi, nel sud della Cina, pone diverse difficoltà in quanto l'orologio, montato in un anello, non dovrebbe avere più di cent'anni. Trovato sigillato all'interno di un grumo di argilla, è fermo alle 10.06 e ha la parola "Swiss" incisa sul retro della cassa. Gli scienziati si dichiarano convinti che la tomba fosse rimasta perfettamente indisturbata dal momento dei funerali del suo occupante, circa quattrocento anni fa. La fondazione della Svizzera moderna risale al 1815.

C'è da considerare il fatto, che la scoperta non è di questi giorni ma di qualche anno fa..e che da allora l'originale "pseudo-orologio" è letteralmente scomparso, quando si è voluto sottoporlo ad un'analisi chimica.

Spesso negli scavi archeologici c'è sempre in agguato la possibilità di inquinamento dei reperti.
Basta che qualche buontempone seppellisca un oggetto in uno scavo in modo da farlo ritrovare al momento giusto!!

La probabilità che invece la svizzera abbia realizzato un anello a forma di orologio 400 anni prima della fondazione della fabbrica...la consideriamo più improbabile di quella di uno scherzo ben riuscito.




martedì 4 dicembre 2012

Strano ma vero: La ceramica erotica della popolazione peruviana dei Moche.


Peni turgidi, vulve aperte pronte ad accogliere l’organo maschile, masturbazioni, coito anale non omosessuale… ma chi erano i Moche? Persone depravate, lussuriose, dedite al culto del sesso, decadenti?
La cultura Moche o Mochica si sviluppò principalmente lungo la costa del Perù, all’incirca tra il 100 a.C. e il 750 d.C.
La società era rigida e gerarchizzata con quattro classi sociali distinte. Al livello più alto erano collocati i sacerdoti guerrieri o principi regnanti che avevano l’assoluto controllo della popolazione, seguivano gli artigiani specializzati, il popolo e gli schiavi, quasi sempre prigionieri di guerra.
Artisti raffinati, i Moche eccellevano nella ceramica e nella metallurgia. Quasi tutti i reperti scoperti fino ad oggi provengono da tombe, tutte saccheggiate dagli huaqueros ad esclusione dello splendido sepolcro del Señor de Sipán.
Le più belle ceramiche avevano funzione cerimoniale ed erano dipinte di rosso e bianco, con varie sfumature, prima della cottura nei forni. Gli artigiani moche producevano recipienti con manici a staffa, fioriere, statuine antropomorfe e zoomorfe raffiguranti divinità o le sembianze dei principi, ma anche una vasta gamma di ceramiche erotiche in connessione, pare, con il culto dei morti. Ciò che è certo è che le ceramiche erotiche, che pure rappresentano solo l’1% della produzione, appaiono in quasi tutte le tombe, sia di adulti, sia di adolescenti e fanciulli.

Non è chiara la relazione esistente fra le raffigurazioni erotiche e la cultura Mochica; alcuni studiosi associano questo tipo di produzione al decadimento culturale, altri individuano uno scopo moralizzatore o religioso e altri ancora un’arte umoristica.
Un’ipotesi plausibile è che le rappresentazioni sessuali fossero in relazione con la fecondità, ma ci sorge un dubbio. Non sono molte, infatti, le scene di coito naturale, comunque parecchio inferiori a quelle di onanismo e sodomia che poco hanno a che vedere con il tema della riproduzione e, di conseguenza, della fecondità.
Studiando le ceramiche e le pitture, appare chiaro che i Moche condannavano la lussuria come un abominevole delitto. Esistono rappresentazioni inequivocabili che parlano di torture inflitte ai colpevoli; in una di queste appare un uomo nudo e disteso mentre uccelli predatori si accaniscono contro l’organo genitale. Anche in questo caso, però, esiste un’incongruenza: il pene è eretto a testimoniare l’eccitazione del soggetto, in evidente contrasto con la poco felice situazione.
In un’altra ceramica, una donna incinta è legata mani e piedi e il collo stretto in una morsa; il forte dolore provoca l’aborto della torturata, punita probabilmente per aver commesso adulterio.
La legge moche prevedeva pene crudeli contro i delitti sessuali: i colpevoli erano legati a tronchi d’albero e scorticati prima di essere lapidati.



I Mochica credevano in una vita ultraterrena; le ceramiche erotiche funerarie potrebbero essere l’espressione di un’esistenza oltre la morte, dove i piaceri sessuali avrebbero avuto seguito. Sono frequenti le rappresentazioni di scheletri che fanno all’amore, si masturbano a vicenda, si eccitano e scene di orge fra due uomini e una donna o fra due donne e un uomo. Il maschio appare sempre ben vestito, mentre la femmina è addobbata umilmente, ma l’uomo ha i lineamenti sciupati, in cambio la donna è florida e fresca; sono forse segnali della supremazia maschile e al contempo di dissolutezza dell’uomo che lo conduce ad un prematuro invecchiamento.

Parecchie ceramiche ci forniscono il segno evidente del senso umoristico di questa popolazione; alcune bottiglie sono rappresentazioni di grossi falli e chi beve è costretto a servirsi dell’unica apertura, il glande. Altri oggetti riproducono enormi vulve spalancate, nell’atto di accogliere altrettanti grossi falli dalle dimensioni spropositate; una sorta di dissacrazione dell’atto sessuale.
L’elemento dominante della ceramica erotica, tuttavia, è di natura religiosa. Le due principali divinità Moche sono il dio giaguaro, Aia Paec, simbolo della terra, e il rospo, rappresentazione dell’acqua. Il loro accoppiamento è rappresentato di frequente; dall’unione divina nasce un essere dalle sembianze di rospo con le orecchie di giaguaro, il dio delle attività agricole perché sintesi di terra e acqua.

In conclusione, le ceramiche erotiche non sono riconducibili alla dissolutezza dei costumi, ma con ogni probabilità al desiderio di una società evoluta, quale la Moche, di riprodurre il riproducibile per raccontare, attraverso forme artistiche di eccellente fattura, la vita di un popolo del quale ancora troppo poco si conosce.




Fonte

venerdì 30 novembre 2012

C'è un UFO dentro la grande piramide? davvero....cose dell'altro mondo!!!


In una dichiarazione shock, il capo del Dipartimento di Archeologia dell’Università del Cairo ha detto al pubblico, che potrebbe essere vera la teoria per la quale gli antichi egizi sono stati aiutati dagli alieni a costruire le più antiche piramidi, cioè quelle di Giza.
Incuriosito dall’argomento il signor Marek Novak, un delegato dalla Polonia, ha posto altre domande chiedendo se le piramidi potessero ancora contenere tecnologia aliena o anche un UFO data la sua struttura, il capo del dipartimento in maniera vaga ha risposto: “Non posso confermarlo o smentirlo, ma C’E’ QUALCOSA ALL’INTERNO DELLA PIRAMIDE CHE “NON E’ DI QUESTO MONDO”".
I delegati alla conferenza sull’architettura egiziana sono rimasti più che sorpresi dalle dichiarazioni, ma il professore ha rifiutato di commentare ulteriormente o approfondire le sue scottanti rivelazioni.



mercoledì 28 novembre 2012

India: Scoperto uno scheletro gigante! (in NBA farebbe faville!!!)


Tutto ha avuto inizio da una normale attività esplorativa nel deserto Indiano, in un luogo chiamato "The Empty Quarter", nel Nord dell'India. In questa regione sono venuti alla luce i resti di uno scheletro umano di taglia eccezionale. La scoperta è stata fatta nel 2004 dal Team del National Geographic, con l'appoggio dell'Esercito Indiano, poiché l'area è sotto la giurisdizione dell'Esercito. Sembra che siano state trovate anche delle tavolette con iscrizioni che affermavano che gli dei Indiani, come il mitologico "Brahma", avessero generato persone di taglia eccezionale: molto alti, grandi, e assai potenti, in grado di poter abbracciare un grosso tronco di albero e sradicarlo.
Si crede che anche uno dei figli di Bhima, uno dei fratelli Pandava, potesse portare questi geni. In seguito, questi semidei a cui era stato dato tutto quel potere, si rivoltarono proprio contro gli Dèi e oltre ogni limite trasgredirono la loro supremazia. Di conseguenza, essi furono distrutti dal Dio Shiva. 
La squadra di esplorazione della National Geographic ritiene che questi siano i resti di uno di quegli straordinari esseri. Il Governo Indiano ha reso sicura l'intera area, e non è permesso a nessuno di entrare, se non al solo personale del National Geograpich Team.
Vi sono innumerevoli testimonianze del passato dove esploratori e studiosi dell'epoca dicono di aver realmente visto resti umani giganti,qui di sotto ne riportiamo alcuni esempi:
Hernan Cortes, durante la sua conquista del Messico, entrò in possesso di ossa gigantesche, che secondo gli indigeni appartenevano ad una oramai estinta razza di giganti. Il prode Cortes stesso si incaricò di spedire al Re di Spagna un "femore alto quanto un essere umano". Una copia di un femore di tale dimensione, trovato nella regione mesopotamica, è conservata nel Mt. Blanco Fossil Museum (USA) e lo potete osservare nella foto sotto.
Molte leggende su antichi giganti abitanti le sponde del lago Titicaca e poi trasferitisi a sud, in Patagonia, potrebbero essere confermate dagli avvistamenti (se veritieri) di esploratori come Magellano, Drake, Hernandez ed altri.
Un altro storico del periodo della Conquista spagnola del Nuovo Mondo, tale Fernando de Alba Ixtilxochitl, narrava che ...i resti dei giganti abitanti nella Nuova Spagna [Messico] si potevano trovare ovunque.
Giovan Battista Modena fu un canonico ed uno studioso vercellese, vissuto fra il XVI ed il XVII secolo. A lui si devono gli studi sui presunti giganti di Saletta. Egli, infatti, trovò nella Chiesa di S. Cristoforo, in Vercelli, un dente gigantesco conosciuto, per l’appunto come "dente di San Cristoforo". La leggenda vuole che, nel 1622, trovi a Saletta i resti di un gigante, di cui egli narra: ho ritrovato un corpo gigantesco di altezza e grandezza indicibile, che io stesso ho veduto e misurato... ... ".
Nel 1577 a Weiillisau, in Svizzera, vennero alla luce i resti di uno scheletro umano che, benché mancante di alcune parti, venne ricostruito dall’anatomista Plater nella creta e risultò appartenere ad un essere alto 5,80 metri. Tale ricostruzione, venne esposta nel museo locale ed ancora oggi si può ammirare nel paese una statua di un gigante, atta a commemorare tale ritrovamento.
A Glozel vicino Vichy, in Francia, furono rinvenute nel 1925, ossa umane giganti, crani grandi il doppio, impronte di mani giganti, oltre a monili fatti a misura per arti giganteschi, il tutto risalente fra tra i 17-15000 anni fa. Il ritrovamento, sempre a Glozel, di manufatti squisiti in ceramica ed esempi di scrittura conferisce a questo luogo  un‘aurea ancora più misteriosa.
Uno scheletro di un guerriero riesumato in Inghilterra, misurava un’altezza di 2,80 metri, mentre a Latina, nel 1969, furono rinvenute le tombe di 50 guerrieri, relative al periodo antico romano, alti tutti tra 1,80 metri e 2,20 metri, in aperto contrasto con la statura media dell’epoca.
Persino lo storico Erodoto (storie 1-68) narra di un ritrovamento di un gigante: di circa 3,10 metri di altezza.
Nel 1870, un agente indiano Frank La Fleche, annunciò che gli indiani Omaha avevano dissotterrato otto giganti con i teschi misuranti 60 cm; le stesse tribù indiane chiamavano questi giganti Mu-A-Luskha, e narravano che erano arrivati millenni primi dall’Oceano Pacifico sulle coste americane, avevano combattuto e distrutto le tribù amerinde esistenti, stuprato le donne di questi, e fondate città e scavati pozzi. Strano che, nel nome che gli Indigeni gli han dato, vi sia la parola MU..
Nel 1943, alcuni genieri militari di stanza a Shemya, un’isola del gruppo delle Aleutine, ritrovarono delle ossa di proporzioni notevoli e crani enormi. Questi giganti, misuravano circa 7 metri! Le autorità militari subito giunte sul posto provvidero subito ad intimare il silenzio su questa faccenda.
Un teschio, con una doppia fila di denti saldati alla poderosa mascella, appartenente ad un gigante, fu rinvenuto sull’Isola di Santa Rosa, nel canale di Santa Barbara, California.
Alcuni soldati di stanza a Lampock Ranch, in California, rinvennero lo scheletro di un gigante, e un frate cattolico ordinò loro di sotterrarlo nuovamente poiché i nativi locali erano adirati da tale profanazione, credendo tali resti quello che rimaneva di un antico dio.
Tornando più vicino a casa nostra, nel bresciano, nella Chiesetta di San Salvatore, sono conservate delle gigantesche ossa umane che si possono osservare spiando attraverso una grata.
Negli anni '70 un proprietario terriero, Martinez, in Messico, rinvenne le ossa di due uomini d'indicibile altezza. Denunciato il fatto alle autorità locali, venne accusato di omicidio. Questo lo convinse, dopo essere stato liberato dietro cauzione, ad incenerire le ossa!
A Gargayan, nelle Filippine, è stato scoperto uno scheletro di 5,18 metri
A Ceylon i resti misurano 4 metri; mentre a Tura, in Pakistan, è venuto alla luce uno scheletro di 3,35 metri.
Per ultimo, ma solo perché negli anni c’è stata una notevole controversia sulla tradizione letterale della parola “Nefilim”, citiamo la tradizione biblica, che narra di una stirpe di giganti, i Nefilim per l’appunto, discesa dal cielo e accoppiatisi con le femmine della razza umana.
Il manoscritto messicano di Pedro de los Rios narra che: ... ..prima del diluvio, che si verificò 4008 anni dopo la creazione del mondo, la Terra di Anahuac era abitata dai giganti Tzocuillexo..., mentre nella tradizione Maya, si parla dei Quinatezmin.
Molti altri esempi di resoconti, scritti e orali, su esseri giganteschi sono presenti nelle varie tradizioni popolari, in tutto il mondo ed elencarle tutte appesantirebbe di molto quest'articolo.
Come non credere, che almeno alcuni di questi ritrovamenti siano veri?
è logico che sia più facile screditare, che confermare la veridicità su questi ritrovamenti; ma se pensiamo alla Porta del Sole o ad altri monumenti, costruiti con monoliti ad altezze impensabili con lontananze dalle cave di estrazione di numerosi chilometri, il 2+2.. potrebbe essere già fatto... 



giovedì 8 novembre 2012

Gli specchi ustori di Archimede, ovvero: "Al mio segnale scatenate l'inferno!!"


Narrano le leggende, che Archimede di Siracusa fosse un grande inventore, e che creasse vere e proprie macchine da guerra: dagli artigli in grado di bloccare le navi nemiche, alle catapulte, ma l'invenzione che ha più di tutte ha colpito l'immaginario collettivo, sono gli specchi ustori.
Cos'erano? Gli specchi ustori erano specchi di forma concava, che in questo modo riuscivano a concentrare i raggi del sole sulle navi nemiche, in modo da poter appiccare il fuoco alle vele, in questo modo avrebbe facilmente preso fuoco l' intera nave.

Recentemente una ricerca dell' Università di Napoli ha proposto una nuova idea riguardo gli specchi di Archimede. L'inventore avrebbe in realtà costruito dei veri e propri cannoni funzionanti a vapore.
Secondo questo studio, il gas era in grado di lanciare proiettili a grande velocità, mentre gli specchi sarebbero serviti per riscaldare l'acqua necessaria a produrre il vapore necessario per il funzionamento dei cannoni.

Un team americano, ha testato la fattibilità del cannone a vapore di Archimede, hanno quindi realizzato un vero cannone, che per ragioni di sicurezza è stato interrato e protetto da mattoni. Il risultato è stato un'arma perfettamente funzionante.
I proiettili lanciati hanno un'energia cinetica pari a 23.000 Joules e una velocità di 300 metri al secondo.
Il team che ha realizzato il cannone ha dimostrando che già all'epoca di Archimede si sarebbe potuta creare un arma “da fuoco” ante litteram.

Lo studio dell’ Università di Napoli ha convinto i ricercator, che Archimede utilizzasse gli  specchi riflettenti per ricavare il vapore, poiché il fuoco libero avrebbe potuto essere pericoloso. Mentre i proiettili lanciati dal cannone, sarebbero stati cavi e riempiti di sostanze infiammabili.
Secondo lo studio una palla da cannone di 6 chili e con un diametro di 20 cm sparata da questo tipo di cannoni avrebbe potuto raggiungere i 200km /h. e avrebbe potuto lanciare proiettili fino a 150 metri.

martedì 6 novembre 2012

Sante bufale: Gesù era sposato? (ma se anche fosse saranno o no santi affaracci suoi??!!)

La notizia aveva fatto il giro del mondo pochi giorni fa: secondo un papiro del IV secolo dopo Cristo, e dunque vecchio di  1700 anni circa, Gesù avrebbe avuto una moglie. Nientepopòdimenochè Maria Maddalena, che dunque sarebbe stata la consorte di Nostro Signore. Ad annunciarlo è stata la ricercatrice americana Karen L. King in un convegno internazionale (il X congresso internazionale di studi copti ospitato presso l'Istituto Patristico Augustinianum di Roma, a due passi dal Vaticano): immediate le osservazioni - specialmente nel Web - sulla presunta "verità" storica di un Gesù sposato che avrebbe potuto segnare la fine del celibato dei preti e scardinato il "potere" della Chiesa cattolica.

Ora c'è chi si pone domande serie sulla genuinità del documento. Lo ha fatto per primo Alberto Camplani, eminente coptologo dell'Augustinianum, pubblicando le sue osservazioni sull'Osservatore Romano alcuni giorni fa. Scrive Camplani: "Ragioni consistenti indurrebbero a concludere che il papiro sia anzi una maldestra contraffazione (come tante altre provenienti dal Vicino Oriente). (…) In ogni caso un falso".

UN OGGETTO D'ANTIQUARIATO - Cerchiamo di andare più a fondo. A mettere in discussione la genuinità del documento, come riporta Tempi - il settimanale di Comunione e Liberazione - è innanzitutto la provenienza del frammento. Non è frutto di scavi archeologici, ma - pare - è un oggetto d'antiquariato. Un altro elemento che ha messo in sospetto gli studiosi è rappresentato dall'aspetto del documento. Già nel corso del Convegno vari esperti coptologi hanno sottolineato come non sia possibile comprendere il tipo di frammento (se un amuleto o un resto di un codice letterario); la scrittura non è tipica dei manoscritti sicuramente datati o databili al IV secolo; per qualcuno addirittura l'ignoto amanuense avrebbe potuto scimmiottare a mano il copto a stampa.

Ma c'è addirittura chi sostiene che la datazione del frammento possa essere molto più sicura, e certo non si tratterebbe di un documento del IV secolo, ma più modestamente dell'appena finito XX secolo e precisamente degli anni '40-'50. A sostenerlo è stato il professor Francis Watson, docente presso il dipartimento di Teologia e Religione della Durham University, in Inghilterra, ha detto proprio ieri al quotidiano svizzero Sonntags Blick: "Ulteriori indagini potranno dimostrare oltre ogni ragionevole dubbio il fatto che si tratta di un documento figlio dell'era moderna".

I CODICI DI NAG HAMMADI - Per Watson, infatti, il documento sarebbe nato assemblando una serie di documenti (tra apocrifi e tradizioni su Gesù) fino a formare un nuovo testo che, naturalmente, non ha niente in comune con i Vangeli - né quelli canonici, né quelli apocrifi. Secondo Watson questo sarebbe accaduto nei tardi anni '40 a Nag Hammadi, in Egitto, o comunque partendo dai "Codici di Nag Hammadi", una serie di documenti. Sono 13 papiri che contengono il Vangelo di Tommaso (uno degli apocrifi) e una parziale traduzione della Repubblica di Platone: i documenti religiosi sono espressione dello gnosticismo, corrente molto attiva nella Chiesa dei primi secoli e poi considerata come eretica. Per il professore, insomma, si è trattato di un'enorme marmellata di frammenti che ha dato origine ad un nuovo testo, messo in pagina da qualcuno in vena di truffa. Un documento finto per una verità finta, praticamente l'opera di un emulo del capitano Simonini del "Cimitero di Praga" scritto da Umberto Eco.

LA SCRITTURA SBIADITA SU UN LATO - Altro elemento che fa dubitare il docente inglese è che la scrittura è sbiadita solo da un lato, segno di un prodotto probabilmente recente. In questo Watson trova appoggio nelle parole dello studioso zurighese dell'Antico e Nuovo Testamento Jorg Frey, che sempre al "Sonntags Blick" dice chiaro e tondo: "E' chiaro che si tratta di un falso moderno". Il frammento è tagliato perfettamente e non è ridotto a brandelli come invece dovrebbe essere se fosse un originale maltrattato dai secoli. Il retro del documento è sbiadito: se provenisse da un codice, da un libro antico scritto a mano, sarebbe invece possibile leggerlo bene davanti e di dietro.

Ma allora, Gesù è single o ha avuto una moglie? Sin dai primi secoli le fonti di cui siamo in possesso non parlano di un Gesù sposato. Ma è nel II secolo che il dibattito sulla sessualità di Cristo entra nel vivo. È di quell'epoca l'inizio di leggende su un eventuale matrimonio di Cristo. Leggende che dopo millenni sono servite a Dan Brown per scrivere "Il codice da Vinci". E (forse) a qualche falsario, pochi decenni prima, per produrre un frammento sul quale i dubbi, ora come ora, non mancano di inquietare gli studiosi.



Scoperto il vero Uccello Padulo! (quello che vola all'altezza del c...)


in Gran Bretagna archeologi amatoriali (tombaroli)  hanno utilizzato metal detector per scoprire un tesoro di antichi manufatti romani. Tra le chicche scoperte nel 2011 sono da segnalare un manico coltello  che rappresenta una coppia durate un rapporto sessuale  e un paio di peni alati. Il loro scopo? Per proteggere il possessore dal male!

I peni alati  sono un motivo comune nell'arte romana, queste immagini sono in genere associate  al dio Priapo, che è stato spesso raffigurato con un grosso pene eretto, e le cui raffigurazioni sono state spesso trovate sulle pareti degli edifici e agli angoli delle strade.


venerdì 2 novembre 2012

Uno Pterodattilo nel vecchio West? ovvero a noi Zeb McCay ci fa un baffo!!!

Uno dei misteri dei tempi moderni ha le sue radici in Arizona. Questo mistero comprende due fotografie, una creatura misteriosa e la città di Tombstone.

 La storia racconta che due cowboy hanno avvistato una creatura enorme volare nel deserto dell’Arizona nel mese di Aprile del 1890. La bestia aveva il corpo di un serpente, ali immense, due zampe artigliate e il volto di un alligatore. Gli uomini cercarono di avvicinarsi alla creatura, ma i cavalli erano troppo spaventati, perciò avrebbero inseguito l’animale a piedi. A un certo punto la bestia sarebbe atterrata a pochi metri dai cowboys, che avrebbero aperto il fuoco con fucili e ucciso il mostro.

L’apertura alare enorme della creatura era di circa 4,00 ml. ed il corpo era lungo 2,50 ml,liscio e implume, più simile a un pipistrello che a un uccello. Il corpo sarebbe poi stato trasportato nella città di Tombstone in Arizona. O almeno questo è quello, che narra un’articolo pubblicato nell’aprile del 1892 sul Tombstone Epitaph, che avrebbe anche pubblicato una fotografia del grande animale inchiodato alla parete di un granaio.

La storia e la fotografia sono reali? Mark A. Hall, nel suo libro “Thunderbirds: Leggende americane di uccelli giganti”, esamina le presunte prove fotografiche sull’esistenza di questi animalii. Al termine del suo discorso, egli scrive: “Il vero mistero delle famigerate ‘fotografie degli pterodattili è molto più semplice: Un sacco di persone dicono di aver visto le foto. Tutti vogliono vedere. Ma nessuno in grado di produrne una copia. “!!

giovedì 18 ottobre 2012

Ah Gli Archeologi canaglia!!



Come primo intervento voglio riportare questo post del lontano 2009 pubblicato su http://generazionediarcheologi.myblog.it da maraina81, che mi sembra perfetto come manifesto del mio nuovo Blog. 

non vorrei però abituarmi ad interventi seri perciò da ora in poi  solo Canagliate Archeologiche!!!


Sono intorno a noi, in mezzo a noi...gli archeologi-canaglia!
"Credo fermamente in un episodio dimenticato dalla storia dell'umanità" dice Graham Hancock, a proposito del diluvio universale. Secondo la nostra simpatica canagli chi si salvò con l'arca colonizzò l'Egitto, le Ande e il Messico.
Comunque sia, chiunque sia sopravvissuto al diluvio deve aver ricevuto un aiuto da una civiltà più elevata. Ma quale, caro Robert Bauval? AH, certo, il cosiddetto "Popolo delle stelle" che scompare, però nel 3400. Forse per colpa di cambiamenti climatici, forse perché, penso io, fu preso a calci nel culo dagli Egizi. Ma questa è un'altra storia. Il popolo delle stelle fa dei cromlech che fanno una pippa a Stonehenge, stando a vedere ciò che l'orgoglioso Bauval ci mostra. E poi, a furia di calci in culo e di cromlech abbattuti, scompare il megalitico popolo delle stelle e compaiono gli Egizi.

E se dico Egizi dico Piramidi, no?

"vorrei vedere la piramide di Cheope ma sono miope ma sono miope..."

Ed ecco le piramidi della IV dinastia, dinastia che in soli 70 anni ha costruito 10 (10?) piramidi. Ed ecco il solito leit-motiv: in che modo? Prima le piramidi erano costruite a blocchetti. Poi arrivano Cheope &Co e vengono costruite le grandi piramidi in blocchi enormi. E nella V dinastia si ritorna alle (sfigate) piramidi a blocchetti. MA Hancock, Dio l'abbia in gloria, ci dà un'idea geniale: le piramidi le hanno finite Cheope e discendenti, MA in realtà erano iniziate MIGLIAIA di anni prima!!! 10mila anni prima qualche fanciullo del popolo delle stelle iniziò a costruire le piramidi in epoca preistorica, poi dopo millenni di silenzio e nulla, Cheope un giorno si svegliò e fece ultimare la sua piramide.
Ma ecco il leit-motiv dei leit-motiv: la cintura di Orione! E la sfinge si trova esattamente dove, nel cielo stellato, si trova ora una bella nebulosa davanti alle tre stelle di Orione, che naturalmente ricalcano la posizione delle tre piramidi, per chi si fosse perso gli ultimi 20 anni di speculazioni archeoastrologiche che riempiono la bocca (e le tasche) degli amici di Giacobbo. Ed ecco l'idea geniale: come ci hanno detto quei genii del male degli Egizi quando è stata dedicata la valle di Giza completa di Piramidi e Sfinge? Non con un'iscrizione o con un geroglifico che dica "nel giorno tale ho fatto questo" (d'altronde gli Egizi non scrivevano mai niente, no?) ma semplicemente posizionando i vari monumenti in modo da piazzarli sul modello della cintura di Orione nel cielo. Non ho capito come faremmo a capire in modo così facile e immediato questa fantomatica data, ma tant'è...

E poi arriva un geologo che si chiama Schoch (il nome è tutto un programma!): secondo lui la sfinge di oggi non è l'originale, perché ha la testa troppo piccola, a causa di una lunga e infinita erosione. Così il nostro Schoch ci dice che la sfinge è più antica di quello che si pensa. Ma alla domanda "e chi l'ha costruita 5000 anni prima di Cristo?" il nostro eroe risponde candidamente "io sono un geologo. A questa domanda devono rispondere altri." Grazie al piffero, idiota!

Ed ecco che tutto torna all'inizio, al diluvio: la sfinge presenta tracce di erosione inequivocabilmente dovute alla pioggia. Non una pioggerellina di marzo leggera, no, ma nientepopodimenoché il diluvio di cui sopra (non ha il coraggio di dirlo, ma intanto tutti quanti noi dotati di un minimo di intelligenza deduttiva abbiamo fatto due più due...)!

Sono strabiliata. Io, brutta stronza archeologa ufficiale non credo ad una parola delle cose che ho sentito fino qui. Dice il nostro eroe Giacobbo, mediatore di questo manicomio, che è interessante il modo di ragionare di questi archeologi-canaglia. Il modo di ragionare? Allora, da che mondo è mondo, e da che l'archeologia se dio vuole è diventata una disciplina "scientifica", l'archeologo ragiona così, cari i miei Hancock, Bauval, Schoch e Giacobbo: l'archeologo vede i segni, le prove, le evidenze materiali di ciò che studia e da lì tira le sue interpretazioni, che cerca di provare cercando confronti (perché la lectio facilior, che la filologia insegna essere la cosa vincente, è che è più facile che si verifichi la norma piuttosto che l'eccezione), dopodiché giunge a delle conclusioni che verranno ben documentate e scientificamente provate. I nostri eroi invece ragionano così: hanno un'idea, che sia balzana o meno non importa, dopodiché cercano nelle evidenze oggetto del loro interesse le conferme della loro idea. Se poi non sono conferme un bel "ci può stare" oppure un "perché no?" va bene uguale, tanto basta scrivere libri e andare ospiti alla RAI che sono soldi (dei contribuenti) assicurati.